JOKER: QUANDO UN CINECOMIC ELEVA IL PROPRIO GENERE

Era il 2012.

Uscivo dalla sala dell' UCI di Perugia (eh, bei tempi quelli dell'Università). La Marvel aveva appena incominciato a far uscire i suoi primi Iron Man, gettando le basi per la nascita di un nuovo neologismo/genere: i Cinecomics. Qualcosa che avrebbe segnato un decennio della storia del cinema (se non vogliamo contare tutti i film precedenti a questo periodo, ovviamente). 

Dicevo, uscivo dalla sala, in un misto di stupore, soddisfazione e curiosità. Cosa sarebbe successo da quel momento in poi? cosa sarebbe nato da qualcosa di così innovativo e coraggioso? Cosa avrebbe riservato il futuro? 

Era il 2012 e sto parlando ovviamente della trilogia di Nolan e nello specifico del Ritorno del Cavaliere Oscuro. Certo, una leggera insoddisfazione mi accompagnava (del resto come si poteva superare qualcosa come Il Cavaliere Oscuro?!) ma appena scorsero i primi titoli di coda sull'enorme schermo bianco, una domanda iniziò ad aleggiarmi in testa: 

Cosa riserverà il futuro? 

Una domanda semplice in fondo, ma che fece scattare tutta una serie di elucubrazioni mentali, facendo nascere allo stesso tempo un'enorme speranza verso quello che doveva ancora essere il futuro degli Universi cinematografici che sarebbero di lì a poco arrivati. 

Speranza che andò ben presto a scontrarsi con la semplicità e la bonarietà dell'Universo MCU e con quello che è stato il disastro dell'Universo Cinematografico DC. Eppure io non riuscivo a darmi pace. Come è possibile che nessuno capisse che era possibile creare qualcosa di diverso? Che non dovesse per forza accontentare tutti e che non dovesse avere per forza un tono scanzonato o divertente o a tratti demenziale? Possibile che sia così difficile produrre qualcosa di serio, innovativo e reale? Qualcosa che superasse per profondità anche il realismo della via indicata da Nolan?

Perché questo è stato il grande lascito di quella trilogia. Non un ottimo Joker o un Tom Hardy proiettato verso il successo, ma un nuovo modo di concepire il cinema supereroistico. Qualcosa di reale (per quanto possibile) che porti avanti tematiche sociali o comunque individuali importanti, delle vere e proprie Graphic Novel cinematografiche. 

Ogni anno che passava la speranza andava sempre più affievolendosi. La DC aveva perso completamente la bussola e l'MCU, pur avendo trovato la sua dimensione, aveva optato per un "Pane, amore e Taika Waititi" che ben poco riusciva a soddisfare questo mio desiderio che, al contrario, continuava a rimanere lì, inascoltato, come una bestia dimenticata nel fondo di un pozzo, affamata e desiderosa di assaporare qualcosa di nuovo. 

Nel 2017 arrivò il primo metadone: Logan.

Un film stupendo, emotivo e profondo che andava nella giusta direzione non riuscendo però neanche lui a saziarmi completamente, così legato ad una visione ancora "fumettistica" sia del personaggio che della trama. Sapevo di sbagliare, ma conoscendo le potenzialità che questo mondo ha da offrire, desideravo ancora di più, qualcosa di assolutamente nuovo, forse autoriale, forse polemico, non sapevo nemmeno io bene cosa cercassi.

ALLA FINE ARRIVA JOKER

Siamo nel 2019.

Arriva Joker al cinema.

Un film completamente e spudoratamente costruito a tavolino per due motivi:
  • Vincere quanti più Oscar possibili;
  • Dare un colpo potentissimo alla Marvel e al dominio della Disney sul genere;
Già, perché non si possono scomodare persone come Scorsese, Joaquin Phoenix e la Warner Bros per un progetto del genere, senza avere la diretta e precisa intenzione di produrre qualcosa quanto meno candidabile a vincere la statuetta dorata. Del resto gli indizi ci sono tutti:
  • Attori eccezionali per il cast;
  • Una storia drammatica e sofferta da proporre al pubblico, con un personaggio noto ai più;
  • Un'impostazione basata su cult di sicuro successo, reinventati in un genere;
  • La "trasformazione" dell'attore per aumentare l'impatto emotivo del protagonista;
Non si può prendere a piene mani in opere come Taxi Driver oArancia Meccanica senza avere l'intenzione di puntare al massimo. I rimandi sono continui e perfettamente sinergici tra di loro, in un film che sembra a tratti assumere le connotazioni di un "documentario" di denuncia sociale (del resto Phillips viene da quella scuola), a tratti un biopic sulla vita di questo folle personaggio.

Tutto per un unico intento: dare un colpo di reni fermo, deciso, per riprendere in mano il divario che sembrava ormai insormontabile fra le produzioni Warner/DC e quelle Disney/Marvel. Nel farlo, però, Phillips ha tenuto intelligentemente conto dell'imbattibilità momentanea della Marvel in quello che ormai è il suo terreno congeniale, ovvero il cinema supereroistico scanzonato, decidendo di spostare la sfida su un terreno dove la Disney non potrà mai competere (almeno continuando a produrre film di un certo tenore) ovvero quello autoriale.

Si, perché vincere un Oscar significherebbe mandare un messaggio "ineluttabile":

"Voi continuate a fare i vostri filmetti, che alle cose da grandi ci pensiamo noi!". 

Chapeau, Warner.

Ormai avevamo perso ogni speranza in una tua possibile ripresa. 

Ma sono riusciti nell'intento?

UN CAPOLAVORO

Si. SI. ASSOLUTAMENTE SI!

Lasciatemelo gridare come una sposa in spasmodica attesa della sua prima notte di nozze. SI. 

Perché Joker è assolutamente un film eccezionale. 

Tralasciando per un attimo la questione "Cinecomics", il film è strutturato in una maniera così impattante, che è impossibile uscire dalla sala senza aver provato un minimo di emozione, che sia empatia o assoluto disagio. 

E' una lenta costruzio... anzi no, una DISTRUZIONE che mano a mano diventa sempre più incisiva ed impattante. La lenta distruzione di un uomo che già di per sé era altamente instabile di suo e che giunge alla completa accettazione di sé solo dopo un calvario emotivo e psicologico devastante. Disagio che non è solo del protagonista, ma anche dello spettatore, letteralmente trascinato all'interno della pellicola grazie ad una fotografia e ad un'ambientazione capaci di urlare in faccia a chi lo osserva la propria realtà. Una realtà fatta di violenza, di ipocrisia, di impiegati statali che fanno finta di ascoltarti ma in realtà annaspano nei loro stessi problemi, da una classe dirigente distaccata ed incapace di comprendere le esigenze di chi gli grida contro, di persone letteralmente abbandonate a loro stesse e a quello che è la sordità che li circonda. Una denuncia sociale che trova paradossalmente in uno squilibrato la propria valvola di sfogo e la propria rappresentazione.
L'intero film (e di conseguenza il suo protagonista e la città stessa) è concepito per trovare la sua ragion d'essere nel finale. Quei meravigliosi 15 minuti che danno un senso a tutto il pathos, il disagio, l'ansia, la commozione, l'errata empatia che il film ha lentamente gonfiato nel cuore degli spettatori, per poi esplodere in un'anarchia libera ma incontrollabile. 

Due sono i grandi protagonisti di questo film:
  • Gotham: Una città che parla senza aver bisogno di lunghi monologhi da parte di maggiordomi o anche solo botte e risposte tra personaggi vari. La fotografia ed il montaggio parlano per lei. Una città abbandonata a se stessa, sporca, violenta dove ognuno è lasciato a se stesso, ma soprattutto sorda. Sorda alle grida dei suoi stessi abitanti e per questo inesorabilmente in declino. Una Gotham mai così vicina alla sua controparte fumettistica e a quello che questa città immaginaria ha sempre rappresentato nel mondo del fumetto moderno. Una città simbolo di una realtà sempre più cinica e distopica che, lentamente, ha preso sempre più piede, soprattutto nella grandi metropoli.  
  • Joaquin Phoenix: Senza nulla togliere a Robert De Niro, ma l'intero film regge su un Phoenix CLAMOROSO ed ECCEZIONALE. Un'interpretazione che da sola regge l'intera pellicola. Dalla trasformazione fisica che ha dovuto subire, all'espressività di un personaggio che ha fatto totalmente suo, fregandosene delle varie versioni fumettistiche o delle vecchie interpretazioni (si, Ledger, parlo di te) che negli anni si sono accumulate, regalando una prestazione ed  un risultato unico nel suo genere e per quanto se ne dica originale. Tutto riassunto magicamente in quella danza liberatoria finale e in quel macabro sorriso rosso sangue. Un'immagine che resterà per sempre nella storia del cinema. 
L'unica cosa che provo è un senso di soddisfazione che non provavo da anni, con un sorriso sul volto che, anche ora, dopo più di tre giorni dalla visione, mi ricorda il senso di appagamento che ho provato nel vedere un film del genere.... Ma quale genere? 

DUE POSIZIONI CONTRAPPOSTE MA UN'UNICA VIA PERCORRIBILE

Si, perché il mondo del cinema, tra fans più o meno estasiati si è perfettamente diviso in due fazione , tra chi inneggia a sacrilegio e chi invece rivendica la santità della pellicola, che neanche Civil Wars

Joker è o non è un Cinecomics? 

Che dal canto mio potrebbe essere letto anche come: "E' nato prima l'uovo o la gallina?". 

Chiariamo subito un punto: NON ESISTE UNA DEFINIZIONE PRECISA DEL TERMINE.

Essendo un neologismo è attualmente in fase di definizione e trasformazione.

Dico anche di più: Non esisterà mai a mio avviso una definizione precisa e nemmeno dovrebbe esistere.

Si, perché un genere cinematografico non può essere costretto in paletti rigidi o in compartimenti stagni. Il cinema è qualcosa di vivo, legato alla soggettività non solo di chi lo crea, ma anche di chi lo vive. Un genere può avere mille sfumature e può influenzare ed essere influenzato in milioni di modi diversi e unici tra di loro. 

Il Labirinto del Fauno non è solo un Fantasy, ma è anche un horror basato su elementi storici reali. Hellboy è un Fantasy Horror, dal tono decisamente più comico nella versione di Del Toro, mentre più splatter nell'ultima versione rilasciata al cinema. 

Allora perché i Cinecomics dovrebbero avere dei paletti così rigidi? Perché questo mondo deve essere sempre o bianco o nero? 

Soprattutto (e questa è una mia riflessione che mi/vi pongo) perché c'è molta più apertura mentale nel mondo del fumetto ed invece una chiusura quasi totale in quello del cinema? 

Perché accettiamo senza battere ciglio versioni astruse come il Batman che Ride, il Joker di Batman: White Knight o Superior Spider-Man, mentre al cinema siamo molto più rigidi nelle nostre impressioni? 

SOPRATTUTTO PERCHE' CREDIAMO CHE I CINECOMICS SIANO UN PRODOTTO DI LIVELLO INFERIORE?

Persino gli stessi autori di Joker, compreso Phoenix e Phillips, quando viene chiesto di dare una definizione al loro stesso prodotto, alla specifica domanda, vagano nell'iperuranio in cerca di una risposta quanto più possibile lontana da quella che tutti si aspettano, cercano di prendere le distanze da questo "mondo", come se ammettere che si tratti di un cinecomic vorrebbe dire relegare la qualità di un film ad un livello inferiore, a qualcosa di più grezzo e povero culturalmente. 

Ma non è così. 

Il potenziale dei cinecomics è immenso e Joker ne è stata la prova. Non solo è un macrogenere adattabile a qualsiasi ambito (horror, fantasy, storico, drammatico, parodico, porno ecc) ma per la natura stessa dei personaggi che vengono trattati ha un potere simbolico immenso.

Joker, Batman, Superman, Capitan America, l'Uomo Ragno sono per loro stessa natura simboli, idee. Non sono altro che l'idealizzazione di un sentimento, un ideale, un'emozione o un modo di essere. Questo li rende un potentissimo strumento comunicativo che, se usato nel giusto modo e con i giusti mezzi, possono portare a dei prodotti dall'impatto emotivo ed ideologico assolutamente pari se non addirittura superiore a tantissimi cult del cinema che abbiamo amato o che comunque hanno segnato in qualche modo la nostra vita. 

Joker non è differente in questo. E' un simbolo, è l'essenza della follia e di come ogni uomo può perdersi in essa, accettandola come suo elemento esistenziale, ma nel film il personaggio è stato usato anche come veicolo per parlare, come già detto, di ulteriori e più complessi messaggi (il disagio del cittadino comune, la società sorda, il senso di smarrimento che ognuno di noi si porta dentro, la perdita del senso di comunità e cosi via) contestualizzandolo in un mondo che è assolutamente fumettistico. 
Del resto, Phoenix e Phillips se ne devono fare una ragione: Joker E' un Cinecomic. Non solo per l'ambientazione (Chiaramente riferita Gotham), non solo per il Joker (direttamente coinvolto nelle vicende dei Wayne) ma anche per i richiami diretti fatti ad alcune opere fumettistiche importantissime per il personaggio come The Killing Joke (dove riprende i realtà solo il concetto del comico fallito) ma soprattutto di The Dark Knight Returns (la scena con Murray è spudoratamente ripresa da lì, con le opportune modifiche dovute alla trama ovviamente). 

Il problema non è se Joker sia o non sia un cinecomic dal mio punto di vista, ma perché non considerarlo tale?

Perché disconoscere questa perla da questo mondo significa non riconoscere un enorme passo verso l'emancipazione di questo genere, relegandolo ad un ruolo subalterno che non si merita, per le potenzialità e le emozioni che può regalare.

Personalmente mi godo questo momento, continuando a sorridere di fronte al mondo, nel disagio che questa società continuamente ci ricorda di dover soffocare dentro noi stessi.







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