SPIDER-MAN: FAR FROM HOME - UNA CLASSICA AVVENTURA DELL' ARRAMPICAMURI MA SENZA LA SCINTILLA


Tralasciando i conflitti e mettendo da parte la lingua appiccicosa ed i denti affilati, la scorsa settimana è uscito il nuovo film del ragno bipede più "amato" del pianeta.

Potevo mancare dal vedere la fine definitiva di un intero ciclo marvelliano?

In realtà si ma i trailer mi hanno fatto ricredere e quindi ho deciso di chiudere definitivamente il ciclo. 

Sinceramente all'inizio non ero convinto. Endgame per me era già un degno finale di qualcosa di enormemente più maestoso, un viaggio durato quasi 11 anni e la stessa pubblicità del fine (se non il nome stesso) psicologicamente mi aveva già predisposto alla fine di un'era.

Quindi perché riprendere con Spider-Man? Perché far concludere la fase con qualcosa di così "indipendente" rispetto al ciclo dell'infinito?

Insomma mentalmente ero già predisposto a godermelo sul divano di casa mia, in una fredda serata invernale, quando sarebbe uscito su Chili o qualche altra piattaforma.

Poi sono arrivati i primi trailer.

Qualcosa è cambiato.

Sia chiaro, ancora penso che far finire la fase 4 con un film stand alone come quello di Spidey sia stata una mossa un pò asettica, ma prima il teaser e poi il trailer mi hanno ricordato il perché valesse la pena di andare al cinema: l'uomo ragno è a casa!

Per quanto si voglia dire, per quanto si può odiare la casa delle idee cinematografiche per le scelte registiche, stilistiche, di caratterizzazione che fa, quando si tratta di Spider-Man, riescono a tirare davvero fuori l'anima di quel dannato arrampicamuri.

E' qualcosa che ancora oggi non riesco a spiegarmi totalmente.

Non può essere solo la bravura di Tom Holland.

Non può essere solo l'ispirazione degli sceneggiatori.

E' un qualcosa di più corale che, nel suo complesso, riesce a catturarti ed a gettarti nelle braccia dell'ironia fresca, del sarcasmo e degli insormontabili problemi di un ragazzo di 16 anni che ha i superpoteri.

Vi dirò di più. All'inizio ero davvero convinto (ed alcuni miei amici ne sono testimoni) che Far From Home sarebbe stato il miglior film di Spider-Man mai prodotto.

Gli indizi c'erano tutti:

I PROBLEMI LEGATI AD UN'EREDITA' FIN TROPPO PESANTE DA SOPPORTARE 

Iron Man, il pilastro che non solo ha retto la formazione degli Avengers, ma che nel corso degli anni ha creato buona parte dei villains contro cui molti dei nostri supereroi si sono dovuti battere, è morto. L'uomo d'acciaio di casa Marvel non c'è più ed ora tutti si chiedono chi sarà a raccogliere la sua eredità.

Chi si farà peso di tutti i problemi e chi avrà la forza di gestire l'incredibile impero che il genio, miliardario e filantropo ha lasciato dietro di sè?

Beh, il suo delfino naturalmente: Peter Parker

Un Peter però ancora ragazzino, preso dai suoi  problemi e che vorrebbe tanto che rimanessero solo questi, rimanere all'interno di quel quartiere che, per quanto grande possa essere, è la sua zona di comfort, il luogo dove si sente più sicuro e dove sa per certo di poter dare il suo contributo. 
Eppure viene trascinato a forza in una realtà enormemente più grande di lui, a dover gestire problemi che vanno ben oltre la sua "piccola" realtà e ad avere tra le mani un' enorme responsabilità, oltre che incredibili aspettative.
Qualcuno disse una volta: "Da grandi poteri derivano grandi responsabilità". 

Mai come in questo MCU, questa affermazione assume un significato più che calzante. 

LA VITA PRIVATA E QUELLA DA SUPEREROE

Finalmente torna uno dei live motif più importanti del ragazzino dalle micro zampette sui polpastrelli. Se è vero che già in Homecoming ed in parte nella versione di Sam Raimi, era già stato presentato questo tema, seppur in maniera meno marcata, qui diventa il perno centrale di tutto il processo di crescita di Peter Parker
Comodo gestire un quartiere, un pò più impegnativo gestire una città, ma quando si tratta di dover salvare il mondo, a cosa sei disposto a rinunciare? 
Finalmente Fury, dal suo pragmatismo piratesco, fà la fatidica domanda al ragazzino che, per tutta risposta, non solo salva Londra e le altre relative città dal disastro imminente, ma conquista la donzella di turno.

Bravo Playboy.

UN CATTIVO DAVVERO INTRIGANTE ED UN CAST DA PAURA
Se non vi bastasse la presenza di Samuel L. Jackson e l'ormai conclamata interpretazione/versione di Tom Holland nei panni del ragazzino ultra problematico, aggiungete Jack Gyllenhaal (che da ora in avanti chiamerò Gill. visto che puntualmente ogni volta, so costretto ad andarmi a cercare come si scrive il cognome perché c'ho la memoria di Rhino) per avere un villain con i contro fiocchi.
Sinceramente in parte mi dispiace veder sprecato il talento di Gill in un ruolo che probabilmente interpreterà, se va bene, al massimo un altro paio di volte, però la bravura di questo Dagon di Donnie, non si discute e anche nel ruolo del maestro degli effetti speciali riesce a rendere il personaggio davvero credibile e d'impatto. 
Il suo Quentin Beck è stupendo. Eccentrico, privo di poteri ma assolutamente credibile nella parte di Mysterio, un villain così particolare ma indiscutibilmente ricco di fascino e mi fa anche molto piacere che grazie a questo ruolo, l'attore americano sia accostato a quella che forse è una delle più belle sequenze dell'MCU.
Sto parlando ovviamente della sequenza di illusioni di Mysterio che per chi non l'avesse notato, sono un enorme easter egg di riferimenti a momenti iconici del fumetto di Spider-Man e dei più storici conflitti tra i due personaggi. 

Andiamo, vorreste dirmi che dopo un elenco del genere non avete anche voi il dubbio che possa trattarsi del miglior Spider-Man di sempre? 

Invece no, miei cari.

Anche se regala delle emozioni che solo un fumetto di Spider-Man può regalare, a Far From Home mancano alcuni tasselli fondamentali.

UN MOMENTO ICONICO DA POTER RICORDARE

Si, si, già sò dove volete andare a parare: "Ma SimBionTe, TonY StArK è MoRto, Eh, eH, Più TrAgIcO Di QueLLo!"
Mio caro piccolo Simba da tastiera, è vero, in tutto il film viene ricordato a più riprese che il filantropo miliardario è morto... ma in realtà non è così o meglio, non è morto in questo film. Per quanto il peso dell'eredità di Tony si faccia sentire, non si raggiunge mai un climax, non c'è un momento in cui questo pathos raggiunge l'apice. La cosa passa in sottofondo, importante certo, ma sempre in sordina.
Per farvi capire, è come il ruolo del basso in una generica band rock/metal. Fondamentale, importantissimo, di coesione, ma senza un acuto della chitarra rimarrà sempre qualcosa in sottofondo.
Allora ecco cosa manca, a mio avviso. Un momento iconico, qualcosa che colpisca lo spettatore, vecchio e nuovo, anche preso direttamente dai fumetti.
Uno Spider-Man che ancora una volta supera il proprio limite fisico o mentale, un momento in cui ancora una volta ci troviamo di fronte all'eroe che dà il tutto per tutto e anche di più per riuscire a vincere una nuova sfida, un momento tragico per il personaggio, qualcosa che aiuti a rendere indimenticabile una pellicola che altrimenti, tra qualche mese. ci ricorderemo come un bellissimo film tra i tanti di Spider-Man, ma senza quella scintilla magica che lo leghi indissolubilmente nei nostri cuori. 


TROPPO EFFETTO TRIP/ROMANTICO

Ok, MJ è una bella figliola alternativa (e detto da me potrebbe partire anche una denuncia per pedofilia).
Ok anche ai piccoli problemi di cuore nati da un'amicizia che profuma d'amore.
Però, arrivati ad un certo punto, BASTA.

Ho capito che il trip movie americano funziona, ma fino ad un certo punto ed in certi contesti. Già al film manca abbastanza di pathos, poi ci mettere sté sequenze da commedia americana/romanticamente adolescenziali, a volte anche a caso (Ancora devo capire la scena di lei e lui sul ponte, ma ok, sono un alieno insensibile), è normale che il tono viene talmente smorzato da rendere meno memorabile il prodotto finale. 

TONY REVOLORI
Lo so. Questo è un limite mio. Da quando ho saputo che potrebbe interpretare l'Agente Venom, non riesco a non avere sempre la stessa reazione ogni volta che lo vedo:
Alla fine di tutto, però, conta sempre e solo quello che provi quando esci dalla sala e se una volta finito, torni a casa con il sorriso, per aver provato ancora una volta le stesse emozioni che provavi quando vedevi una puntata della serie animata del '94 o leggendo un'avventura del fumetto, di cosa ci possiamo lamentare realmente?


Commenti