RECENSIONE: BOJACK HORSEMAN - 5a STAGIONE - UN GIRO PER TUTTI, OFFRO IO
Spesso mi pento amaremente della scelta (sto ancora cercando di gestire i postumi della Casa di Carta, compatitemi), altre volte riesco a finire serenamente la visione.
Insomma come tutti.
Ma a volte, per un motivo o per un altro, alcune di queste serie sono riuscite a scavarsi un loro piccolo angolo nella mia quotidianitá, una loro dimensione.
Bojack Horseman è una di queste. Ogni anno spero che la serie venga rinnovata e quando succede, segno la data di uscita e prenoto il mio solito posto davanti la tv.
Una tirata. One shoot. Maratona serale e via. Non posso vederlo diversamente. Non è possibile.
Mi ricordo che la prima volta che incontrai Bojack ero rimasto molto incuriosito dal suo aspetto e dalle sue animazioni.
Un attore per metà cavallo non passa così facilmente inosservato. Ero convinto si trattasse di un altro buffone, un Peter Griffin nel dinamico ambiente di Hollywood per capirci.
Decisi di dargli una possibilità. Conoscere personaggi nuovi è sempre una bella sfida.
Mi sedetti sul divano e incominciai. Avevo appena finito l'Università ed ero alle prese con la mia odissea lavorativa. Dovendo il giorno dopo andare in giro per inoltrare curriculum, mi ero messo in testa che avrei guardato giusto un paio di puntate.
Finì l'intera stagione quella notte stessa.
Non potevo rifiutarmi del resto. Bojack aveva iniziato a raccontare la sua storia, aveva incominciato a mostrarsi per quello che è, a superare la prima ironica e divertente impressione per lasciare spazio a qualcosa di più profondo ed intimo.
Divano. Televisione e maratona dell'intera stagione. Soli. Io e lui. Nel silenzio del momento. Al massimo un bicchierino di liquore e/o qualcosa da sgranocchiare.
Anche quest'anno, l'ormai vecchio compagno di nottate insonni non ha deluso le aspettative e questo è incredibile.
Incredibile perchè non stanca mai, nella sua complessità emotiva.
Non ti stanca anche se ti butta tanta di quella merda addosso da fartici annegare.
Sei lì. Ad ascoltare e a guardare.
Ogni anno la storia si ripete.
Eppure la paura c'era. Del resto dopo 4 stagioni la paura che la quinta si rivelasse un mezzo flop, o comunque sotto tono, ci stava eccome.
Anche perché diciamocelo, la quarta stagione, leggermente sottotono lo era.
Vuoi perché nel tentativo di approfondire il background del contesto familiare di Bojack, si era finiti paradossalmente per allontanare l'attenzione dalle fisime del protagonista, vuoi per una comicità anch'essa non al top, il risultato é stato si, una stagione di grande livello, ma che mancava di coraggio e mordente.
Con queste premesse era naturale aspettarsi un calo anche nella quinta.
Per fortuna mi sbagliavo.
Tutti i personaggi hanno avuto il loro spazio e hanno ricevuto, chi più e chi meno, una loro parte di autorealizzazione.
Il passato di Princess Caroline e le scelte che ha fatto, la vita assurda ma comunque con uno scopo di Todd, Mr. Peanutbutter e questo suo positivismo che continua imperterrito a tenerlo a galla, seppur gli stanno capitando tantissime cose negative e/o altamente stressanti, Diane e il suo viaggio interiore, che la sta portando a scoprire abilità e aspetti di se stessa ignorati fino a quel momento.
Tutti loro concorrono a saltellare e fornire energia e in parte positività in quel grande ballo che vede un unico, grande, protagonista centrale: Bojack Horseman.
Bojack Horseman è un'evoluzione. Inconcludente, a tratti asfissiante, ma un'evoluzione (o anche involuzione visto l'andazzo) di un personaggio che cerca in tutti i modi, ormai da diversi anni, di sfuggire da quelli che sono i suoi problemi, di migliorarsi, di cercare una qualsiasi opzione che lo possa in un certo senso far sentire meglio.
E' troppo semplicistico dire: "tutti noi siamo dei Bojack" o "Bojack è un personaggio con cui poter empatizzare".
Se pensate questo, non avete capito assolutamente il senso della serie.
Certo ognuno di noi si porta sulle spalle il peso degli errori commessi e le ansie della propria vita. Ma l'empatia era proprio quello che gli sceneggiatori non volevano. In questa stagione lo hanno letteralmente urlato in faccia agli spettatori.
Direttamente, per mezzo degli stessi protagonisti della serie.
Bojack non è da compatire.
Bojack è uno stronzo ed un uomo di merda che, incastrato nei suoi infiniti labirinti mentali, trova compiacimento nel cullarsi in questa palude stagnante fatta di solitudine e compatimento. E' un buco nero che assorbe la vita e le attenzione degli altri, fregandosene poi realmente del dolore o dei problemi causati dalle sue scelte.
E se tu spettatore che stai guardando ti ritrovi in determinati suoi atteggiamenti o modi di fare, lo sei anche tu. Allora sbrigati a fare qualcosa e a modificare ciò che sei, perchè lo stronzo che stai vedendo in tv non è una valvola di sfogo dalla tua quotidianità. Questo non è uno show anni '90 dove al termine della puntata autoconclusiva tutto finisce con una battuta ed i titoli di coda, ma il dramma di un uomo-cavallo che non riesce a dare un senso alla sua vita e a scrollarsi la merda che per anni gli hanno e si è auto buttato addosso.
Bojack è un personaggio incastrato nel suo ruolo. L'attore fallito che per avere successo o trovare un senso deve autoditruggersi, in un eterno circolo vizioso di speranza e annichilimento. E' successo con Secretariat, con i suoi rapporti, con le sue dipendenze, con le sue amicizie e ora con Philbert.
Mai come in questa stagione la quarta parete è stata più volte abbattuta, anzi gli sceneggiatori sono riusciti, tramite la scusa della nuova serie televisiva Philbert, a costruire un vero e proprio ponte fra il mondo reale (quello dello spettatore) e quello della serie.
Philbert è Bojack Horseman. Gli autori stanno parlando della loro stessa serie e del loro stesso personaggio. Un pò alla Pirandello.
E' lo stesso show di Bojack Horseman ad essere il labirinto metafisico
del personaggio. La serie si regge e ha avuto bisogno fino ad adesso per
sopravvivere della sofferenza di Bojack, del suo essere alla deriva,
del suo dolore. In questa stagione ha commesso cose terribili, ma sono
proprio queste azioni ad aver portato il personaggio e la serie stessa
al successo.
Con queste premesse, come può salvarsi? Come può uscire un personaggio dal ruolo che gli è stato dato, o dal destino se si considera il messaggio della serie? Può veramente Bojack redimersi prima o poi o soccomberà di fronte a questo peso?
Se alla fine della visione di una serie, si arriva a dover porre questo tipo di domande, significa che siamo di fronte a qualcosa che va ben oltre la semplice "serie per adulti".
Ci sono almeno due puntate che sono assolutamente incredibili. Roba che se almeno una non vince un Emmy alla prossima edizione (non voglio spoilerare niente, per questo rimango vago), c'è veramente da organizzare una sommossa con i churros in mano al grido di: "Hasta Bojack, siempre".
Bojack Horseman si merita di tutto diritto il titolo di migliore produzione originale Netflix e una delle migliori serie di sempre.
Ma lui non lo saprà mai e anche se lo sapesse, con ogni probabilità, non riuscirà comunque a salvarlo da se stesso.
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